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Questo libro racconta come sono stati vissuti da un ragazzino di tredici anni quei terribili mesi tra il 1943 e il 1944 che videro il tramonto e la caduta della dittatura fascista. In quell'anno trascorso tra S. Pietro Infine e Roma, egli ha tentato di dare senso ai suoi giorni, rubando per vincere la fame, giocando con i ragazzi della sua età, innamorandosi, scoprendo l'arte del teatro, imparando ad amare la musica jazz. Quel ragazzo non ha avuto la possibilità di frequentare una scuola come succede in tempi normali, anche la guida della famiglia gli è mancata, certamente non per colpa dei genitori che gli hanno dato tutto quello che potevano in un tempo nel quale bisognava far fronte alla fame e alla paura. Privato di questi sostegni era diventato un ragazzo "sviato", libero da ogni autorità sia in famiglia che a scuola, aveva scelto, come alternativa ad una vita normale, allora impossibile, la strada dove poteva abbandonarsi nei suoi vagabondaggi al flusso della gente che compare e scompare come le rapide sequenze di un film. Ha acquistato così lo sguardo del Flaneur che, come dice Walter Benjamin, impara a conoscere il mondo nelle sue infinite manifestazioni. In quei giorni lontani è andato incontro alla realtà che aveva intorno a sé, ha guardato in faccia le persone che come larve svuotate di vita correvano senza mai fermarsi, ha incontrato la grande miseria e la grande paura.